CAMMINO MATERANO
E’ la volta di un percorso a passo lento nel sud dell’Italia, il Cammino Materano, ovvero a piedi lungo la Via Peuceta.
Un’associazione locale ha tracciato e relazionato questo itinerario che collega Bari a Matera, un percorso ottimamente segnalato con frecce gialle e adesivi direzionali, lungo circa 150 chilometri per poco più di 1900 metri di dislivello e suddiviso in sette tappe. Esiste una Credenziale che si può ottenere o contattando l’associazione o acquistandola per pochi euro in loco presso bar o negozi in genere che consente di ottenere modeste agevolazioni, ma che principalmente suggella un felice ricordo ad esperienza conclusa. La Via Peuceta segue un tracciato in buona parte sterrato e per la restante parte asfaltato su strade a bassissima percorrenza, se si esclude il tratto iniziale dalla Basilica di San Nicola nella città vecchia di Bari sino alla periferia del capoluogo pugliese e finale per raggiungere la Cattedrale della Madonna della Bruna nel centro di Matera. Per il resto, l’aspetto principe di questo cammino è il silenzio e quel senso di solitudine tanto oscuri nella vita quotidiana e che, seppure con qualche limitatezza, è possibile provare durante una escursione in montagna. Per contro, è necessario affrontare ogni tappa in completa autosufficienza, viveri e acqua non sono reperibili se non in qualche raro caso ma è meglio non fidarsi, specie d’estate con temperature alte che richiedono un apporto idrico maggiore, tra l’altro le zone d’ombra sono totalmente assenti.
Mia moglie ed io abbiamo percorso la Via Peuceta nel mese di dicembre, a cavallo del periodo natalizio; sono sconsigliabili i mesi di gennaio e febbraio nonché i mesi estivi di luglio e agosto. Ogni tappa ci ha lasciato ricordi indelebili. Forse prima tra tutte la seconda da Bitetto a Cassano delle Murge, 25 chilometri il cui protagonista assoluto è l’ulivo. Qui si percorrono tratturi delimitati da ingegneristici muretti a secco attraversando uliveti che si perdono a vista d’occhio e che sono raramente intervallati da mandorleti e vitigni; uno spettacolo inaspettato per gli occhi e per lo stato d’animo, che si rende leggero e soave. Segue la terza frazione da Cassano delle Murge a Santeramo in Colle (22 chilometri) che attraversa il bosco della Mesola, una realtà costituita da roverelle, pini, lecci e altre specie tipiche della macchia mediterranea. Con la quarta tappa da Santeramo in Colle arriviamo ad Altamura dopo altri 24 chilometri, camminando lungo tratturi tra coltivazioni di grano, uliveti, terreni adibiti a pascolo, numerosissimi trulli in parte in rovina. Siamo nell’Alta Murgia, tra le più importanti aree steppiche d’Italia, sferzata da venti furiosi e contraddistinta da muschi, licheni, orchidee selvatiche e il cosiddetto “lino delle fate” una pianta perenne di colore bianco-latteo che in primavera trasforma i prati in distese immacolate. Prodotto di eccellenza di Altamura è l’omonimo pane, ottenuto da un impasto di semola di grano duro e cottura tradizionale all’interno del forno a legna. Buonissimo! Gravina in Puglia è la località termine della quinta tappa (20 chilometri), che ospita diverse peculiarità del territorio prime tra tutte le chiese rupestri e il ponte acquedotto Madonna della Stella. Il cammino prosegue quindi con altri 28 chilometri, sino al Santuario di Santa Maria di Picciano, prima località lucana. Tappa tra le più impegnative per lunghezza e dislivello, ci vede sostare dai frati del Santuario, presso i quali appunto pernottiamo e consumiamo pasti. Parlando col religioso addetto ai rapporti coi pellegrini, veniamo a sapere che presso la struttura e in questo ultimo anno all’incirca 350 camminatori si sono soffermati, non male per un neonato cammino! La settima tappa conduce finalmente a Matera mediante due possibili tracciati, uno più lungo di 28 chilometri e una variante breve di 17. Non in cerca di prestazioni atletiche, noi scegliamo la via più diretta; giungere a Matera rimane un finale più che entusiasmante! La città ci era già nota, rivederla dopo sette giorni di isolamento pressoché assoluto ci è parsa ancora più bella ed enigmatica!
FLAVIO FACCHINETTI