SPAGNA
SIERRA NEVADA & PIRENEI
Giovedì 11 Agosto 2016
Lunga dormita e ottima colazione, partiamo di buon ora da Granada in direzione Sierra Nevada. Ci attendono una trentina di chilometri per giungere alla località di Hoya de la Mora, a quota 2500 m; qui una sbarra blocca il passaggio delle auto e per proseguire occorrono permessi speciali. Francamente approvo il divieto, la strada asfaltata infatti prosegue sino a terminare quasi in vetta al Pico de Veleta (3398 m). Meglio limitare il flusso del turismo ad una quota un poco più bassa, almeno gli escursionisti o i ciclisti possono circolare liberamente senza l’incubo dell’andirivieni indotto dalla presenza delle auto.
Il nostro obiettivo è raggiungere la vetta più alta della Spagna continentale, il Mulhacen, di 3479 m. Una lunga cavalcata di ben 26 chilometri complessivi tra andata e ritorno, sommata ai 1700 m di dislivello superato per salire in vetta rispettivamente sul Pico de Veleta, il Mulhacen e la Punta di Loma Pelata (3185 m), ci fanno tornare al parcheggio di Hoyo de la Mora nel tardo pomeriggio, per così dire “piatti” ma felici!
Durante la salita ammiriamo i bei laghetti d’alta quota posti nei pressi del Mulhacen e i numerosi branchi di stambecchi e camosci, parecchio diversi dai nostrani. Curiosiamo poi all’interno dei due bivacchi incontrati, il Carihuela (3209 m) posto sotto il Veleta e il Caldera (3065 m) sotto il Mulhacen, utili sia come punto di appoggio sia come ricovero nel caso di repentini cambi di tempo. Unica nota stonata: sono costruiti in pietra locale e ben si mimetizzano nel contesto, senza nessuna colorazione vivace che permetterebbe una facile individuazione da lontano, soprattutto in caso di scarsa visibilità.
Il meteo, al mattino, è sempre stato clemente lasciandoci salire le tre cime in compagnia del caldo sole di agosto. Sulla via di ritorno non riusciamo unicamente a compiere la salita al Cerro de Los Machos, ultima cima ambita, in quanto folate di vento portano velocemente nuvole e poche gocce di pioggia alternate a locali banchi di nebbia che comunque non danno preoccupazione per l’individuazione del percorso di rientro, dal momento che per buona parte si segue una mulattiere ben definita.
Nel complesso la salita al Mulhacen da questo itinerario risulta di grande soddisfazione, di contenute difficoltà tecniche ma di notevole impegno fisico, può essere classificata una escursione per escursionisti esperti.
Venerdì 12 Agosto 2016
Il programma pensato per oggi poteva far immaginare ad una normale giornata di trasferimento in auto, ma così non è stato ed è meglio far parlare i “numeri” che non tradiscono mai! Per conoscere al meglio le montagne spagnole e passare dalla Sierra Nevada ai piedi dei Pirenei e cioè da Granada a Barbastro i chilometri sciroppati con la 600 noleggiata sono stati ben novecento e le ore di guida, incluse le brevi soste per rifocillarci e soprattutto far riposare il motore, dieci!
Messo piedi nel B&B prenotato, abbiamo giusto la forza per una frugale cena in un pizzeria take-way (in Spagna prima delle 21 è quasi impossibile cenare, abitudine che poco collima con le nostre consuetudini…) e per scrivere la lista dei materiali che dovremmo preparare l’indomani per la salita alpinistica al Monte Posets (3375 m), da effettuare in due giorni con pernottamento al rifugio Angelo Orus.
Sabato 13 Agosto 2016
Oggi si torna a camminare dopo i tanti chilometri d’auto. Percorriamo quasi per intero la Valle di Benasque, nel cuore dei Pirenei, sino alla località di Eriste. Le nostre relazioni indicano tutte di parcheggiare nei pressi del Ponte Espigantosa, dove è presente un’area di sosta, a circa cinque chilometri dalla strada principale per Benasque; purtroppo però una sbarra e un grosso segnale di divieto impediscono l’accesso alle auto già dalla direttrice principale e la distanza è coperta da un servizio navetta con orari per così dire discrezionali. Almeno all’andata siamo fortunati e senza estenuanti attese ecco arrivare il mezzo. Dal Ponte Espigantosa diparte un sentiero che comodamente in un’ora e venti ci conduce al rifugio Angelo Orus, frequentato da chi come noi domani tenterà la salita al Posets o da escursionisti che a tappe percorrono l’alta via dei Pirenei. Il costo della mezza pensione è più basso rispetto ai prezzi applicati dai rifugi italiani, a differenza occorre prenotare mezzo internet versando subito una caparra di € 10 a testa, non rimborsabile in caso di inutilizzo. La cena ci viene servita alle ore 20 ed è di buona qualità. Quest’oggi pernottano circa una settantina di persone, pressoché tutti spagnoli ad eccezione di una coppia francese, un coreano e noi due italiani.
Domenica 14 Agosto 2016
Sveglia alle 6 di quella che può essere una nottata trascorsa in un rifugio: un lungo dormi-veglia più che una profonda dormita, quindi colazione e primi passi con l’avanzare del giorno. Il cielo fa ben sperare in un tempo perfetto con nessuna nuvola, e così si manterrà per l’intera giornata. Il percorso, decisamente lungo, segue per un primo tratto il sentiero ben tracciato dell’Alta Via poi si stacca e prosegue per tracce e ometti dapprima lungo il canale Fonda, di neve o ghiaccio a seconda delle condizioni e per il quale l’utilizzo dei ramponi è consigliato a meno che non si voglia risalire il canale dai lati su sfasciumi e ghiaia, poi su dorsale ancora di sfasciumi e infine cresta rocciosa. A differenza della Sierra Nevada, che ricorda vagamente i vasti altopiani cileni, qui l’ambiente è molto simile alle nostre Alpi per la tipologia di vegetazione e la presenza di acqua non è un problema nonostante esistano solo modesti nevai. Arrivando in vetta tra i primi riusciamo a godere di un po’ di tranquillità ed ammirare questo panorama circostante che sono i Pirenei. Ora non ci rimane che l’infinita discesa di 2000 m di dislivello, non senza premiarci con un bocadillo e una birra fresca una volta giunti all’Angelo Orus. Discesa che diventerà ancora più faticosa dal momento che giunti al Ponte Espigantosa non abbiamo nessuna voglia di attendere per tre ore circa l’arrivo della navetta, così infatti ci prospettano alcuni rassegnati escursionisti, e giungiamo ad Eriste belle che a piedi malgrado il costo del biglietto sia già stato pagato ieri! Siamo comunque contenti per la bella montagna intascata, la seconda cima più alta dell’intera catena dei Pirenei. Veloce trasferimento nel vicino villaggio di Vilaller, dove abbiamo prenotato un hotel per questa e la prossima notte.
Martedì 16 Agosto 2016
Visti i presupposti meteorologici, puntiamo la sveglia alle 5. Veloce colazione e spostamento d’auto in direzione di Benasque; lasciato il paese risaliamo la valle sino a parcheggiare nei pressi dell’Hospital de Benasque. Da qui un servizio navetta permette di risparmiare un’oretta di cammino; peccato che l’unica corsa dedicata agli alpinisti che ambiscono all’Aneto in giornata parta alle 5, poi per i restanti escursionisti il servizio riprende dalle 8 e sino alle 20.30 è garantito sia per l’andata sia per il ritorno con intervalli regolari di mezz’ora. Ergo: la prima navetta è bella che persa e la seconda è decisamente troppo tardi. Ci incamminiamo a piedi con ritmi decisamente diversi, io più veloce mentre Stefania con un passo più blando arriverà sino al rifugio Renclusa (2140 m), gustando il bel panorama e l’ampio vallone di risalita. Per ora il cielo è sereno, non una nuvola, questo mi aiuta parecchio nell’individuare il percorso dopo il rifugio. Mentre infatti sino a quest’ultimo il sentiero è ben marcato, dopo sono presenti saltuariamente bollini rossi e una gran quantità di ometti in ordine sparso che più che aiutare inducono confusione. Raggiungo il colletto del Portillon inferiore, poi per cresta quello del Portillon superiore. Da qui si discende un poco e dopo una diagonale su grossi massi, metto piede sul ghiacciaio. Indosso i ramponi e li terrò sino a raggiungere i 3300 m di quota, qui la risalita è più facile e rilassante. Da ultimo tracce di sentiero portano al Passo Mahoma, poi con facile arrampicata su II° grado finalmente eccomi in vetta dopo quattro ore ininterrotte dal parcheggio. In ogni caso penso sia più corretto un tempo di tabella pari a sei, io ho mantenuto un ritmo sempre sostenuto e mai mi sono fermato per timore dei tanto mutamenti del meteo, che finora non ci sono stati! Nella salita ho superato diversi spagnoli, tutti molto lenti e soprattutto non attrezzati, chi con scarpette da corsa, chi senza ramponi, chi senza piccozza. Foto di rito e giù al rifugio rivedo Stefania. E’ un poco preoccupata, poiché prima di me e già da un’ora circa è sceso dalla cima soltanto un alpinista, malgrado tutti quelli incontrati siano partiti chi con la navetta delle 5, chi direttamente dal rifugio dopo il pernotto notturno. Dopo le doverose rassicurazioni, passiamo ai festeggiamenti! Un ottimo bocadillo e un bicchiere di birra fresca sanciscono questo successo, quindi scendiamo e giusto gli ultimi cinque minuti di cammino veniamo colti dal temporale tanto annunciato!
Flavio e Stefania Facchinetti