2014 - GRAN SASSO
2014 - GRAN SASSO
GRAN SASSO
1° giorno: Monte Cefalone (2533 m)
2° giorno: Corno Grande (2912 m) – Monte Aquila (2494 m)
3° giorno: Pizzo S. Gabriele (2214 m)– M. Brancastello (2385 m) – M. Scindarella (2233 m)
4° giorno: Monte Camicia (2564 m)
Domenica 3 agosto 2014
Giornata a dir poco faticosa ma di notevoli soddisfazioni. Partiamo alle 4.00 del mattino da Villa del Bosco in direzione aeroporto Milano Malpensa, dove ci attende il volo per Roma Fiumicino. Qui alle 8,30 ritiriamo l’auto noleggiata e via sul raccordo anulare della Capitale, quindi trasferta sino a Campo Imperatore, in Abruzzo, al cospetto del gruppo del Gran Sasso. E’ mezzodì e tiriamo il fiato sostando per un pranzo frugale in un’area pic nic, anzi per meglio dire un stupendo balcone sugli spazi sconfinati di quel luogo meraviglioso che scopriremo ben presto essere l’altopiano abruzzese. Stiamo infatti percorrendo il bel percorso panoramico di 25 chilometri circa che dalla località di Fonte Cerreto porta a Campo Imperatore, a quota 2130 metri. Da Fonte Cerreto è possibile anche utilizzare una funivia che conduce al medesimo punto sicuramente in meno tempo, ma che preclude la possibilità di ammirare la maestosità del paesaggio, tanto che anche per i diversi giorni successivi i nostri occhi non riescono ad abituarsi. Questo altopiano è infatti di una bellezza sconcertante, ben al di sopra delle aspettative, e che fa quasi passare in secondo piano le montagne circostanti. Al pari il vecchio albergo, l’osservatorio astronomico e la stazione di monte dell’impianto funiviario non deturpano lo sguardo, assorto da quello spazio a 360 gradi che Campo Imperatore sa offrire.
La giornata di oggi è assai variabile, nuvole si rincorrono qui e là e folate di vento fortissimo provano a farci desistere. Un passo dopo l’altro, nonostante la stanchezza del viaggio, ci portiamo prima al rifugio Duca degli Abruzzi, poi sulla cresta che sormonta le due cime denominate Portella e per finire sul Monte Cefalone, a 2533 metri, la nostra nebbiosa meta. Di più non si può chiedere in una giornata dal meteo così incerto, tanto che al rientro, complice anche il vento, il cielo sereno torna e tutto appare più chiaro!
Pernottiamo non lontani dalla città dell’Aquila, in località Coppito, presso un grazioso B&B con angolo cottura a disposizione e cambio biancheria per i giorni seguenti stile albergo.
Lunedì 4 agosto 2014
La colazione faraonica preparata dalla proprietaria è il prologo della nostra giornata decisiva, oggi infatti tentiamo la salita al Corno Grande a 2912 metri, la più alta ed importante montagna dell’Appennino. Il cielo è perfettamente sereno e rivedere l’altopiano di Campo Imperatore, denominato giustamente “Piccolo Tibet”, merita di salire ancora in auto e non in funivia, poiché si perde lo spettacolo a tutto tondo della natura.
La salita alla montagna appenninica più prestigiosa non è difficile se in perfette condizioni come oggi, mentre con neve o in caso di forte pioggia le cose cambiano completamente. Ne risulta che per non avere problemi di sorta meglio venire nel periodo compreso tra la fine di luglio e la metà di settembre. Il percorso della via normale è ben segnalato con bollini, ma, visto che con il passaggio di numerosi escursionisti, si sono create parecchi percorsi paralleli, meglio essere forniti almeno di cartine e relazioni di salita. Il tempo di tabella è di tre ore, che può variare enormemente in meglio o in peggio; nel complesso un percorso per escursionisti esperti, se in buone condizioni.
Durante la salita incontriamo tedeschi, francesi, belgi e logicamente italiani. A questa grande soddisfazione, nel rientro e con una deviazione, riusciamo a metterci in tasca anche il monte Aquila di 2494 metri, concludendo così in bellezza la giornata.
Tornati a Campo Imperatore ci rechiamo nell’ex albergo ora rifugio omonimo, dove nel 1943 fu detenuto Benito Mussolini, poi liberato dai tedeschi. Ancora oggi si organizzano visite guidate alla stanza dell’albergo dove il dittatore risiedeva; sono inoltre disponibili in vendita numerosi libri, calendari e ricordi di quel periodo storico. Sorseggiando un ottimo caffè il barista ci racconta che ancora oggi sono moltissimi i nostalgici che qui giungono apposta.
Martedì 5 agosto 2014
Anche oggi una bella giornata di cielo sereno, nonostante il meteo prevedesse pioggia nel pomeriggio. Ne approfittiamo mettendoci in tasca altri quattro duemila dell’Appennino.
La partenza per le prime due cime si trova a quota 1800 metri lungo la strada per Campo Imperatore. Un sentiero ben segnalato ci permette di salire prima al Pizzo San Gabriele, a 2214 metri, quindi sul Monte Brancastello a 2385 metri. Il San Gabriele è una semplice appendice della lunga cresta che ci porta al Brancastello, cima dalla mole ragguardevole di tutto rispetto. Sull’Appennino, a differenza delle Alpi, è consuetudine descrivere le vie di salita oltre che in termini di dislivello anche in termini di chilometri, dal momento che spesso i dislivelli sono sì contenuti, mentre i chilometri da percorrere tra andata e ritorno possono diventare il vero problema!
Approfittiamo appunto della generosità meteorologica. Dopo il rancio e conseguente ottimo caffè al rifugio, ci ricarichiamo pronti per le salite pomeridiane. In auto raggiungiamo la stazione di valle di una seggiovia, a quota 1934 metri. Punto di partenza per salire la punta nord-ovest della Scindarella, a 2199 metri, seguendo le piste di sci invernali. Proseguendo verso ovest giungiamo al Monte Scindarella a 2233 metri, vetta principale dalla quale gioiamo nell’osservare tutte le cime salite in questi primi tre giorni… si può essere decisamente soddisfatti!
Mercoledì 6 agosto 2014
Ultima giornata dedicata alle montagne. Siamo intenzionati a percorrere una cresta che unisce il monte Tremoggia con il Monte Camicia. Al parcheggio il meteo non volge al meglio e decidiamo di puntare direttamente al più prestigioso Camicia, di 2564 metri.
Si parte dal rifugio Fonte Vedica, per altro chiuso, e attraverso un bosco di abeti si guadagna quota. A metà percorso incrociamo i primi rinunciatari intenti a rientrare, escursionisti che desistono poiché inizia a gocciolare. D’altronde loro sono autoctoni ed avranno altre possibilità, noi difficilmente, quindi avanti! La visibilità si riduce e la pioggia è sempre più insistente, ma il sentiero ben segnalato ci invita a continuare sino alla cima. Foto ricordo e velocissimo dietro-front!
Con oggi tiriamo le somme di questa esperienza al Gran Sasso, sicuramente al di sopra delle aspettative e per troppo tempo rimandata per motivazioni varie. Tra l’altro anche quest’anno la decisione di puntare alle montagne meridionali nasce come conseguenza delle continue giornate di pioggia, che in questa strana estate flagellano le Alpi. Una decisione presa da un giorno all’altro che ci ha consentito di salire dieci montagne di questo gruppo montuoso e di goderne soprattutto l’inaspettata grandiosità.
Flavio Facchinetti