2015 ALTA VIA DEL BALDO
2015 ALTA VIA DEL BALDO
ALTA VIA DEL MONTE BALDO
Venerdì 6 novembre 2015
Il meteo parla chiaro: per qualche giorno tempo bello stabile! L’alta via del monte Baldo è un progetto che ho in testa da tempo, la mia intenzione è di compiere il percorso definito integrale, con partenza da Caprino Veronese in Veneto e arrivo a Nago, località del Trentino; magari aggiungendo al tragitto qualche deviazione giusto per raggiungere le numerose cime. Dopo quasi quattro ore di marcia, parcheggio l’auto di fronte alla Banca Monte Paschi di Siena di Caprino, in una delle poche zone con sosta libera. Breve chiacchierata coi locali e ho le coordinate per iniziare l’avventura: mi dirigo quindi lungo una strada asfaltata in direzione Gaole ed in seguito imbocco il sentiero n°662, che conduce al rifugio Telegrafo, destinazione di oggi. Il percorso è segnalato con bollini bianco-rossi, attraversa un bellissimo bosco intervallato da piccole radure dove si scorgono cavalli al pascolo.
In seguito abbandono il sentiero per portarmi in cresta e sormontare due piccole cime: Monte Sparavero (1516 m.) e Punta di Naole (1659 m.), per scendere alla bocchetta omonima, dove nei pressi è presente un forte risalente alla grande guerra, ancora in buone condizioni. Compaiono ora alla vista due rifugi: Fiori del Baldo e Chierego, quasi adiacenti ad una seggiovia attualmente chiusa. Prima di raggiungere il posto tappa riesco a salire altre due cime: Vetta delle Buse (2152 m.) e Punta Sascaga (2136 m.). Il rifugio è chiuso e di questo ne ero a conoscenza avendo contattato nei giorni scorsi uno dei numerosi gestori, esiste però il locale invernale con sei posti letto. Tra i diversi escursionisti presenti, fortunatamente sarò l’unico intenzionato a dormirci. Vista la chiusura del rifugio, mi sono organizzato con fornellino, acqua, cibo e sacco a pelo… Insomma oggi i 2100 metri di dislivello accompagnati da uno zaino piuttosto pesante, non sono stati una passeggiata. Prima di sostare in maniera definitiva, salgo anche sul Monte Telegrafo (2200 m.) non molto distante. Strano a dirsi ma nonostante per tutto il giorno o quasi abbia avuto sotto gli occhi il lago di Garda in tutta la sua bellezza, il problema per un trekking in queste zone è la carenza d’acqua. Non esistono approvvigionamenti naturali!
Sabato 7 novembre 2015
Dormo decentemente nonostante la forte umidità presente, conseguenza della rottura del serbatoio d’acqua situato proprio sopra l’invernale; episodio avvenuto l’anno scorso ma che difficilmente si risolverà dato che i muri sono completamente impregnati e qui, a 2000 metri, il processo di asciugatura è decisamente più lungo. Col fornellino mi preparo una buona colazione, sistemo il letto e mi preparo a partire.
La giornata inizia bene con un continuo avvistamento di camosci, probabilmente in vetta al Telegrafo vengono pure a dormire. Cambia il segnavia che diventa n°651 ed in qualche bivio sono presenti anche cartelli indicatori. Per salire sulla Cima di Valdritta (2218 m.) occorre effettuare una deviazione a sinistra salendo per un quasi 200 metri, ma ne vale la pena poiché è un buon punto osservazione, rimarcato da una croce di vetta in metallo. Scendo poi di qualche metro per visitare ciò che rimane degli appostamenti militari costruiti dagli austriaci nella prima guerra mondiale.
Per proseguire sull’alta via occorre tornare indietro e riprendere il sentiero. Qui inizia l’unico tratto che classifica il tragitto EE, cioè adatto ad escursionisti esperti; un breve passaggio su roccia facilitato dalla presenza di una lunga catena, buon aiuto in caso di pioggia, ghiaccio o neve. Una parte molto breve rispetto a tutto il percorso, che quindi riprende con facile sentiero, tagliando a mezza costa la Cima di Longino e proseguendo in cresta transitando sulla Cima delle Pozzette (2132 m.), dove è collocata una croce in legno. A Bocca Tratto Spino inizia l’area occupata da impianti sciistici e ristoranti, attualmente è tutto chiuso in attesa della stagione invernale.
In questa giornata di sole gli scorci sul lago di Garda lasciano senza parole, ma non da meno è per me vedere il percorso dell’alta via sin ora percorso ed in lontananza scorgere pure la destinazione di oggi: il rifugio Altissimo, posto ai fianchi dell’omonima montagna. A questo punto inizia la parte meno interessante del tragitto, poiché occorre proseguire prima su strada sterrata che diventa poi asfaltata in almeno in due occasioni, ma per fortuna l’ultimo tratto prima del rifugio, di erta salita, è nuovamente su sentiero e mulattiera di tipo militare. Arrivare al rifugio Altissimo sembra di giungere in una qualunque blasonata località turistica valdostana durante la stagione estiva. Tantissima gente, si sente parlare in inglese, tedesco, francese e in vari dialetti del nord est; tutti intenti a bere e mangiare senza mai chiedere il prezzo, io mi accontento di una birra e un caffè per festeggiare le mie prime due giornate. In questo rifugio ho prenotato telefonicamente già da casa per una mezza pensione (prezzo soci CAI 39 euro). Mi rimane giusto il tempo per salire la cima vera e propria dell’Altissimo (2079 m.) e soprattutto visitare tutta l’area circostante il rifugio, così carica di storia grazie alla presenza di trincee, cunicoli vari e tutte opere atte alla difesa militare. Il rifugio stesso è stato risparmiato e riaperto l’anno dopo la fine del conflitto.
Domenica 8 novembre 2015
Ultima giornata di trekking caratterizzato prevalentemente da un percorso in discesa, eccetto una deviazione per salire la vetta del Monte Varagna (1779 m.), anch’esso utilizzato come postazione militare. Dolci pendii con panorami eccelsi che lentamente consentono di abbassarsi di quota. Con l’arrivo del bosco il sentiero taglia più volte la strada asfaltata ed occorre stare attenti a non perdere l’innesto giusto. Pochi oramai rimangono i punti in cui si scorge il lago fino a raggiungere Nago, che in teoria dovrebbe concludere il trek. Ma per chi, come nel mio caso, deve riprendere l’auto meglio portarsi alla vicina località di Torbole, raggiungibile con il sentiero. Attesa spasmodica, essendo giornata festiva, di un autobus in direzione Garda. Da qui mi rimane solo una possibilità per risalire a Caprino e riprendere l’auto: taxi al costo di 20 euro! Soldi spesi bene!
Informazioni utili: per i collegamenti in autobus i problemi non ci sono nel periodo estivo, numerose linee percorrono tutte le località. I tempi di tabella senza deviazioni sono all’incirca:
Caprino – rif. Telegrafo 6 ore ( dislivello 1800 m.),
rif. Telegrafo – rif. Altissimo 6 ore( dislivello 750 m.),
rif. Altissimo – Nago 5 ore e mezza.
In ultimo, mi hanno segnalato numerosi incidenti, taluni anche gravi, accaduti ad escursionisti conseguenza della frequente scarsa visibilità a causa della risalita della nebbia dalle acque del lago.
Flavio Facchinetti